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sabato 21 maggio 2011

I Testimoni di Geova e le trasfusioni di sangue

Ricevo e pubblico questo "botta e risposta"

renato cimino Giovedì, 28 Aprile 2011
I Testimoni di Geova e le trasfusioni di sangue

Quando l'emoglobina del sangue di un paziente diminuisce così tanto da mettere in pericolo la sua vita occorre praticargli una trasfusione di sangue,unico e insostituibile presidio terapeutico per normalizzare l'apporto di ossigeno alle cellule dell'organismo.
I testimoni di Geova negano ai loro credenti la scelta di farsi trasfondere,anche in condizioni estreme di vita,sulla base di una loro interpretazione di un passo del libro biblico del Levitico.
Per tale motivo, come successo di recente a Bordighera, i pazienti gravemente anemici, seguaci di tale religione, preferiscono morire piuttosto che essere trasfusi.
Ancora una volta, come più volte successo nella mia lunga militanza nel settore ospedaliero della onco-ematologia, si sono sollevate da più parti accese diatribe se sia, in questi casi, superabile legalmente questo divieto di trasfusione secondo una credenza religiosa.
Nessuno si sognerebbe mai di non trarre a riva, potendolo, un naufrago, anche in presenza di un suo diniego formalmente espresso.
Così, penso che sia giunto il momento di una disposizione legislativa precisa al riguardo che consenta ai medici preposti di poter salvare una vita, trasfondendo del sangue, prescindendo da convinzioni etico-religiose, anche se rispettabili.
Caro Professore, gradirei conoscere la sua opinione al riguardo.

RispostaVeronesi Giovedì, 28 Aprile 2011

Caro collega, non sono d'accordo con lei. Penso che la volontà del paziente vada sempre rispettata e credo che nessun trattamento possa essere imposto per legge, neppure se si tratta di un trattamento salvavita. Del resto questa è la posizione espressa dalla nostra Costituzione all'articolo 32, oltre che dal codice di deontologia medica e dalla Convenzione di Oviedo sui diritti del paziente, che il nostro Paese ha sottoscritto.
Il suo messaggio mi sta particolarmente a cuore perché la libertà di scelta, e quindi il diritto di ogni individuo di accettare o rifiutare le cure in ogni circostanza, sulla base delle proprie convinzioni e del proprio progetto di vita, è il significato del testamento biologico. Ovunque nel mondo il testamento biologico ha l'obiettivo di poter dire sì o no alla vita artificiale, che per molti è una non-vita. Proprio in questi giorni è prevista la discussione della Legge Calabrò sul biotestamento, una legge che però nega se stessa: invece che sul principio della libertà e della responsabilità è infatti basata sul principio dell'imposizione, perché rende obbligatoria la nutrizione e l'idratazione artificiali, condizioni che mantengono artificialmente in vita. È dunque una legge non "per", ma "contro" il testamento biologico, e contro quell'80% di Italiani che sono favorevoli ad avere il diritto di scegliere. La speranza è che la voce di tutte le forze civili del Paese impegnate a favore della libertà di scelta si faccia sentire, che le Istituzioni la ascoltino ed evitino al Paese questo passo indietro nel cammino dell'autodeterminazione dei cittadini.

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